Photo by Katya Moskalyuk
Viktoriia ha una grande famiglia: i genitori, il marito, la figlia, la sorella con il marito, e i cani. Prima della guerra lavorava a Kyiv in un’azienda di logistica. La decisione di partire l’hanno presa al sesto giorno di guerra. Hanno passato due notti in cantina, poi sono andati nella casa della sorella che si trova vicino a una scuola provvista di un rifugio.
“Vicino alla casa c’era il rifugio ma non ci lasciavano entrare per la carenza di spazio. Il rifugio era strapieno”, racconta Viktoriia. La casa di Kyiv si trovava nei pressi di Hostomel, dove dall’inizio della guerra sono in corso dei combattimenti feroci. La famiglia sentiva chiaramente il rumore delle esplosioni.
Inizialmente pensavano di partire con l’auto. Tuttavia avevano paura perché Viktoriia sarebbe dovuta partire soltanto con la sorella e la figlia lasciando gli uomini. Alle otto del mattino siamo arrivati alla stazione e saliti sul treno di evacuazione che era partito da Kharkiv.
“Volevamo rimanere fino alla fine però la tensione psicologica cresceva sempre. Hanno cominciato a scarseggiare le medicine, gli alimentari, ormai il pane lo facevamo noi. Ho provato paura per la bambina”, dice Viktoriia in lacrime.
Abbiamo portato con noi soltanto i documenti e i vestiti da cambiare. Abbiamo persino dimenticato i panni: del resto non è per niente facile mettere in una sola valigia una vita intera”.
L’abbiamo rifatta più volte, finché siamo riuscite ad ottenere una borsa leggera e uno zaino. Le foto e altri ricordi non li abbiamo presi: sta tutto nella memoria del telefono. Ciononostante la figlia Kristina ha preso il kit per il lavoro a mano. La ragazza ha dieci anni, ama fare braccialetti e anelli di conterie.
Ora Viktoria e la figlia stanno in un rifugio organizzato dai volontari in una palestra di Leopoli. La mia interlocutrice si riposa dopo il viaggio e si mette in contatto con il marito, il padre e gli amici.
“Cinque giorni fa la mia amica ha partorito e ha deciso di partire. È stata dimessa dall’ospedale a causa dei tanti malati e perché la bambina non è stata ancora vaccinata, spiega Viktoriia. Un numero così elevato di malati si spiega soprattutto dal fatto che gli ospedali perinatali ora accolgono tutti. Ora anche la sua amica si trova a Leopoli, si è fermata a casa degli amici.”
A Kyiv sono rimasti il padre e il marito di Viktoriia. Da quello che dice, il padre è superstite dell’Afganistan e ora non ha paura di niente. Ha detto che difenderà la sua casa, la sua città, il suo paese. A dare conforto alla madre ci pensa la figlia Kristina che abbraccia dolcemente la madre ogni volta che la vede in lacrime. Viktoriia ha dei parenti in Germania. Pensa di andare lì.
“Ecco, avevi una vita completamente normale e ad un tratto non sai dove andare, come un vagabondo, dice Viktoriia. – Spero davvero che tutto questo sia temporaneo e io possa tornare a casa.”