Illustrated by Liubov Miau
“Nonnina che ne dici se scrivo qualche riga su di te, chiedo alla mia vecchietta durante la nostra prima conversazione dopo una lunga pausa di 4 giorni. Nella zona di Kharkiv in cui vivono i nonni manca la corrente e non vi era possibile caricare i telefoni. Per tutto questo tempo non sapevamo dove erano e se stavano bene.
“Dai scrivi, però non dire che qui va tutto bene. Scrivi questo: marito e moglie anziani stanno da quattro giorni senza luce, senza informazione. La televisione non funziona e neanche la radio. Si servono di candele. “
Scrivo: lì si sta male
Mia nonna Alla è originaria della regione di Luhansk, 84 anni, il nonno Anatolii è nato nella regione di Sumy, 89 anni. L’infanzia di entrambi è stata accompagnata dai suoni delle bombe della seconda guerra mondiale e ora sono le bombe degli occupanti russi ad accompagnare la loro vecchiaia. La nonna dice che ha visto Kharkiv diversa quando si è trasferita nel 1959, però ora piange guardando le foto della città distrutta.
I due anziani non scendono nel rifugio per paura di non arrivarci in tempo. Perciò durante gli attacchi restano nel corridoio. Tuttavia è impossibile rimanervi a lungo. Perché c’é poco spazio, le sedie sono scomode e dopo un po’ gli fanno male le gambe e la schiena. Le finestre dell’appartamento che danno su tre lati non sono state coperte. Dice che il nemico così individua l’obbiettivo e quindi si rifiuta di farlo. Cercano di non uscire in strada anche se nell’ultimo giorno d’inverno ci hanno provato.
“Non siamo usciti a lungo per le esplosioni continue. E poi ho pensato di uscire. Per primo, bisogna camminare un po’ e poi, forse, compriamo delle verdure. Mentre scendiamo il vicino del piano di sotto ci dice che non si può uscire. Gli ho risposto: fa niente, Giorgio, buttiamo la spazzatura e torniamo. Siamo andati al supermercato “Silpo” ma era chiuso, ciononostante c’era una fila davanti. Anche il mercato era vuoto. E quindi siamo tornati. Soltanto dopo abbiamo appreso che lì, dove siamo stati, si erano conficcate nel terreno due missili inesplosi. Le altre sono esplose più lontano.
Di cereali e carne surgelata abbiamo ancora per un mese. Nel frattempo i vicini del nostro condominio o di quello a fianco ci portano chi uova chi pane fresco. Il frigo, comprato qualche mese prima della guerra, ha mantenuto temperatura senza corrente per quattro giorni e ora gli dice passando vicino: “ma come sei bravo, come ti sono grata.”
Per il “dopoguerra” i nostri vecchietti hanno dei piani importanti: la nonna sogna di andare in Russia e vandalizzare in un modo creativo la tomba di Putin, e il nonno vuole regalarmi per il compleanno il suo tesoro più grande: la videocamera, che ho lasciato a Kharkiv come pretesto per tornare. E mentre nel cielo suonano le sirene io penso alle finestre non coperte e alla videocamera con cui filmerò sicuramente i miei vecchietti e la Kharkiv ucraina e ricostruita.